Somapura Mahavira, in sanscrito: “Grande Monastero”, è un monastero buddista dell’VIII secolo, situato nel villaggio di Paharpur, vicino a Rajshahi, nel Bangladesh nord-occidentale. Questa struttura, che copre quasi 27 acri (11 ettari) di terra, è oggi il monumento più spettacolare e magnifico del Bangladesh ed è il secondo monastero buddista più grande a sud dell’Himalaya.

Fonte: World Heritage Journeys
Somapura Mahavihara testimonia l’ascesa del Buddismo Maharaja nel Bengala dal VII secolo, mentre per tutto il XVII secolo fu un importante centro intellettuale occupato alternativamente da buddisti, jainisti e hindu. Le testimonianze epigrafiche affermano che la vita culturale e religiosa di questo grande vihara (una parola presa dall’antica lingua sanscrita विहार che significa dimora ed indica il luogo dove risiedono il Buddha ed i suoi monaci) era strettamente collegata ai centri buddisti contemporanei a Bodhgaya e Nalanda. Molti trattati buddisti furono completati a Paharpur, un centro dove si praticava il Vajrayana, parte del buddismo Mahayana.
Questa città-monastero rappresenta un risultato artistico unico. La struttura simmetrica e massiccia del monastero si adattava perfettamente alla sua funzione religiosa. Le sue linee semplici e armoniose e la sua profusione di decorazioni scolpite, in pietra e terracotta, sono capolavori artistici importanti.
La sorprendente forma architettonica introdotta a Paharpur su larga scala per la prima volta in Asia ha profondamente influenzato la successiva costruzione dei templi di Bagan in Myanmar e dei templi di Roro-Jonggrang in Java e soprattutto l’architettura buddista cambogiana. L’artigianato della terracotta di Paharpur esiste ancora dall’VIII secolo d.C. in tutte le terre circostanti.
Il primo costruttore del monastero fu Dharmapala Vikram Shila (770-810 d.C.), il re dei Varendri-Magadha, come riporta un sigillo di argilla scoperto nel complesso del monastero.

Fonte: ResearchGate
La pianta del monastero può essere descritta come un grande quadrilatero quadrato che misura circa 920 piedi, con l’ingresso principale, una struttura elaborata, sul lato settentrionale. Le pareti esterne del monastero sono formate da file di celle che si affacciano verso l’interno in direzione del santuario principale al centro del cortile. Nelle ultime fasi di costruzione del monastero queste celle, che formavano il muro esterno, erano complessivamente 177.
Il santuario centrale principale ha una pianta cruciforme e una sovrastruttura a terrazze che si eleva su tre livelli di un’altezza di circa 70 piedi. Il livello superiore è un massiccio blocco centrale rettangolare che forma il pozzo centrale in mattoni. La terrazza intermedia è un ampio percorso circum ambulatoriale che attraversa quattro cappelle principali o pianta architettonica mandapa (architettura indiana, una sala esterna pilastrata).
Il livello del suolo oggi è 3 piedi sopra l’originale pradakshina, path o percorso circum ambulatoriale principale. Gli scavi archeologici hanno rivelato un percorso di 15 piedi che segue una forma cruciforme elaborata, una caratteristica che può essere individuata dalle fondamenta del muro esterno che racchiude il percorso e che esiste ancora. Alla base del santuario ci sono oltre 60 sculture in pietra che raffigurano una varietà di divinità hindu. All’ingresso principale del monastero si accede attraverso una porta fortificata, situata nella zona settentrionale rispetto al tempio centrale. La maggior parte degli edifici secondari, come la cucina e il refettorio, si trovano nell’angolo sud-est, ma erano presenti anche alcune strutture nell’angolo nord-est.
Per quanto riguarda l’integrità materiale della proprietà, la parte ancora scoperta del santuario centrale, nonché alcune targhe in terracotta, sono in progressivo deterioramento a causa di elementi ambientali quali la salinità e la germinazione vegetale.
L’autenticità dell’immobile in termini di materiali e sostanza è stata compromessa da interventi, tra cui consolidamento, riparazione e ricostruzione della muratura. Inoltre, l’introduzione di mattoni e malta già nei lavori di conservazione degli anni ’30 ha ulteriormente aggravato la situazione. Vandalismo, furto e crescente degrado di alcune targhe in terracotta sono state le ragioni della rimozione di questi elementi dal monumento principale.

Fonte: wikipedia
L’intero complesso perimetrale e l’alto santuario centrale si trovano all’interno di un’area protetta dal governo e controllata regolarmente dall’ufficio locale. La gestione e la conservazione dei beni Patrimonio dell’Umanità e di altri monumenti correlati nelle vicinanze è responsabilità del Dipartimento di Archeologia.
Mi chiamo Tonne Teresa Cruze e sono nata a Dhaka in Bangladesh il 9 settembre 1997. Sono una studentessa del corso di laurea triennale Lingue e Culture Comparate all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Le mie lingue di studio sono inglese e cinese. Ho voluto svolgere il mio tirocinio presso l’associazione Sakshi perché come loro anch’io vorrei far luce e dar voce alla cultura dell’India, del Bangladesh e dei suoi paesi confinanti.