La ricchezza dei bronzi Chōlā

I bronzi Chōlā sono statuette in bronzo realizzate in India con la tecnica della Cera persa tra il X ed il XIII secolo d.C.. Diverse una dall’altra, esse raffigurano principalmente divinità appartenenti al pantheon hindu. La dinastia Chōlā, alla quale sono attribuite queste preziose espressioni dell’arte indiana, dominò sul Tamil Nadu, e su gran parte dell’india settentrionale, all’incirca dal 850 al 1250 d.C.

Cartina dei territori di influenza Chōlā e delle rotte commerciali
Fonte: Times of India

Uno dei pionieri dello studio dell’arte indiana, J.C. Harle, affermò che “i primi bronzi Chōlā rappresentano la migliore raffigurazione del divino”. Le figure sono caratterizzate da una grande fluidezza, dalla snellezza della figura, dalla precisione della postura, spesso dovuta alla danza, e una grande nitidezza dei lineamenti. Vennero realizzati seguendo il metodo chiamato “Cire Perdue”, in inglese “Lost Wax” (Cera perduta). Questa tecnica consisteva nel mischiare due tipi di cere differenti che permettevano di rendere al meglio i dettagli. Processo arcaico che viene ancora utilizzato oggi.

Bronzo Natarāja
Fonte: Lacma

Questi capolavori hanno un importanza rilevante per la nostra comprensione odierna dell’arte, della poesia, della scienza, della storia e della società. Un sintesi poetica di arte e scienza è il Natarāja, uno dei bronzi più famosi. Natarāja o नटराज dal sanscrito, è una delle raffigurazioni del Signore Śivā, denominata “il danzatore divino”.

Bronzo Dakshināmūrti
Fonte: AIC

La maggior parte delle raffigurazioni dei Bronzi Chōlā vedono come protagonista il Dio Śivā, spesso accompagnato dalla sua consorte Pārvatī. Una delle più antiche sculture di Śivā raffigura la Dakshināmūrti “colui che è in direzione sud” nelle vesti di un maestro. Fatta eccezione per i capelli e la postura, l’iconografia somiglia a quella tradizionale di Brahmā e Viṣṇu. Il gesto (mūdra), conosciuto come Vyākhyāna “spiegazione”, simboleggia l’insegnamento.

Una raffigurazione rara nei bronzi del sud dell’india è il matrimonio fra Pārvatī e Śivā. Uno degli avatāra di Pārvatī, Mīnākshī, è considerata dea protettrice di Madurē, una delle più importanti città nel Tamil. Anche Śivā nella città di Madurē acquisisce un epiteto differente che è Suṅdara “il bello”. Nel gruppo scultoreo riportato qui sotto, datato per motivi stilistici fra il XVI e il XVII secolo, lo scultore ha voluto ritrarre un particolare momento del rituale matrimoniale conosciuto come Panigrahana, è il punto in cui la sposa prende la mano destra del marito per sigillare il matrimonio.

Vidhya Dehejia, Professoressa di arte indiana e del sud Asia a Cambridge, insieme a colleghi di storia ed archeologia, si occupa di studiare il ruolo dei bronzi Chōlā nella vita quotidiana dell’antica civiltà hindu. Queste figure non erano immobili, perennemente rilegate al tempio, ma erano anche utilizzate durante le processioni, adornate da gioielli e fiori.

Non esiste niente di simile in India. Esse svolgevano un ruolo fondamentale nella vita rituale e sociale dei cittadini Chōlā, e le loro forme fisiche perfette erano viste come un riflesso della bellezza e della purezza dello spirito.

spiega la Prof.ssa Dehejia

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Mi chiamo Martina Di Maio e sono una studentessa partenopea sempre con uno zaino in spalla per inseguire il mio Wanderlust (desiderio di viaggiare). Sono interessata al canto, alla musica e agli studi comparatistici che uniscono il mio interesse per il mondo ispanico e la mia passione per l’indologia. Sono iscritta all’Orientale al corso di studi “Lingue e Culture Comparate” dall’anno 2017/2018 e nel settembre del 2020 sono partita per un’esperienza Erasmus in Spagna presso la UCLM (Universidad de Castilla-La Mancha) che ha cambiato il mio essere e il mio modo di relazionarmi con le persone. Spero di potermi incanalare presto nel flusso del mondo e vivere in costante movimento vivendo esperienze che potranno un giorno placare la mia fame di scoperta.