I regni hindu-buddhisti in Indonesia

Fonte: Indonesiatravel.com

L’Indonesia, come gran parte del Sud-Est asiatico, è stata fortemente influenzata dalla cultura indiana. I primi contatti tra India e Indonesia risalgono all’inizio dell’era cristiana e fino al XIII secolo si susseguirono una serie di regni indianizzati, concentrati particolarmente nelle isole di Giava e Sumatra.

Il primo regno di cui si hanno notizie certe è quello di Srivijaya, nella parte orientale dell’isola di Sumatra, intorno alle attuali città di Palembang e Jambi. Secondo la preziosa documentazione del monaco cinese Yìjìng, che nel VII secolo d.C. vi soggiornò a lungo durante i suoi viaggi per studiare la dottrina buddhista, Srivijaya era un regno mercantile che basava la propria forza sul controllo delle rotte di collegamento tra India e Cina. La sua testimonianza confermò che, almeno a livello di corte, era ampiamente diffuso il buddhismo. Il regno iniziò a decadere per poi scomparire nel XIII secolo.

Gli influssi più evidenti della cultura indiana in Indonesia si trovano nei successivi regni successivi di Giava centrale, quelli degli Shailendra e dei Sanjaya. Si trattava di Stati socialmente più articolati e in grado di governare vasti territori, la cui forza si fondava sull’agricoltura. I loro intensi scambi commerciali consentirono i contatti con la cultura indiana, che venne poi diffusa non solo dai mercanti, ma anche grazie all’arrivo di sacerdoti, architetti e artigiani provenienti dall’India, che favorirono la trasmissione degli aspetti religiosi, artistici e letterari. Con ciò si spiega la presenza dei grandiosi monumenti, quali il Borobudur e il Prambanan, che rappresentano la più importante fonte storica di questo periodo. Grazie ad essi è stata compresa la grande importanza che, soprattutto l’induismo, ebbe nel processo di istituzionalizzazione del potere, attribuendo alla figura del re uno stretto rapporto con la divinità. I famosi templi di Giava centrale erano probabilmente anche i luoghi di sepoltura e glorificazione dei sovrani. La loro maestosità evidenzia anche l’enorme ricchezza di questi regni. Alcuni decenni dopo il termine dei lavori del Borobudur – che durarono circa trent’anni, tra il 760 e l’830 d.C. – quando dominava la dinastia Sanjaya, responsabile della costruzione del complesso di Prambanan, l’intero territorio di Giava centrale cadde in un profondo declino.

Dal X secolo dominarono i regni di Giava orientale, avviando un periodo storico di grandissima importanza. Il regno di Airlangga (1010-1049), la figura più rilevante dell’antica storia giavanese, si estese anche ad est di Giava. Egli fu il primo sovrano a incarnare in modo esplicito la figura del re divinizzato, facendosi rappresentare come Vishnu. In età matura, decise di ritirarsi lasciando il potere in mano ai suoi due figli, che invece portarono alla rovina i due regni nei quali era stato diviso il territorio. Estinta la dinastia di Mataram, che aveva governato su Giava fino a quell’epoca, seguì la nuova dinastia di Singhasari, che sotto il re Kertanegara raggiunse il suo massimo splendore, estendendo il suo dominio anche sull’isola di Bali. Successivamente, Kertarajasa riuscì ad allontanare i cinesi di Kubilai Khan e fondò l’ultimo e più importante regno prima dell’arrivo degli europei, il regno di Majapahit. La forte espansione di questo regno arrivò straordinariamente a raggiungere quasi gli attuali confini dell’Indonesia. Fu proprio durante questo impero che la cultura indiana si diffuse in maniera preponderante nell’isola di Bali, dov’è sopravvissuta fino ad oggi mescolandosi con altri elementi indigeni. Bali rappresenta infatti una bolla induista nel Paese con la più ampia popolazione musulmana al mondo (87%).

Il regno di Hayam Wuruk fu l’apice della potenza del regno di Majapahit, soprattutto grazie al suo ministro Gajah Mada, che governò dal 1330 al 1364 attuando un piano di espansione imperialistica senza eguali. Dopo la sua morte, e terminato il regno di Hayam Wuruk, ripresero le guerre interne e iniziò un rapido declino, mentre nella regione si imponeva la nuova potenza della città di Malacca. Anche se il suo declino è ancora oscuro, la tradizione giavanese segna la fine dell’impero Majapahit nel 1478 ad opera di una coalizione di regni musulmani.

Bibliografia: Giordana, Emanuele, & Corradi, Guido. 2002. La scommessa indonesiana. UTET.

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Laureata Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con la tesi ‘Spot Pubblicitari di Cosmetici Indonesiani Halal: Donne, Hijab e Bellezza Ideale’, ho focalizzato la formazione accademica sullo studio della lingua e della letteratura indonesiana. Ho trascorso due semestri presso la Facoltà di Studi Umanistici e il Dipartimento di Gender Studies dell’Universitas Indonesia, rafforzando il mio interesse per gli studi di genere, la letteratura e le tematiche femministe. Svolgo l’attività di autrice per l’Associazione Italia-ASEAN e The Walkman Magazine. Attualmente corsista del ‘Digital Temporary Export Manager Academy’ erogato da Italian Trade Agency.