Il regno di Gandhāra era uno dei sedici mahājanapada “grandi regni” del periodo post-vedico in India. I mahājanapada sorgono intorno al V secolo a.C, tra i più importanti ricordiamo il mahājanapada di Vatsa, con capitale Kauśambī, e il mahājanapada di Magadha, con capitale Pāṭaliputra, che vide il sorgere del primo grande impero sovraregionale dell’India antica, l’impero Maurya (325- 184 a.C).
La parola Gandhāra deriva dalla parola sanscrita gandha (गन्ध), che significa “profumo”, e con questo probabilmente ci si riferisce alle spezie e alle erbe aromatiche che gli abitanti di questa zona commerciavano e con le quali si ungevano. Nell’antichità il nome Gandhāra indicava la regione di Peshawar, che fa parte dell’attuale Pakistan, e che si estende fino a includere la Valle dello Swat, e a est la grande città di Taxila. E’ questo un territorio che si estende lungo le pendici meridionali del tratto superiore della catena dell’Hindu Kush, a nord-ovest dell’India.
La regione del Gandhāra è assai antica, e grazie a fonti letterarie possiamo inferire che godesse già di un buon nome ancor prima che lì si sviluppasse uno squisito linguaggio artistico, in un periodo che va dal III secolo a.C. al secolo VIII d.C.
La menzione a una tribù definita “Gandhāri” (del Gandhāra) la troviamo già nel Ṛgveda e nei successivi testi vedici. Facendo riferimento alla geografia avestana, e cioè alla raccolta dei riferimenti geografici presenti nell’Avesta (testo radice dello Zoroastrismo), apprezziamo riferimenti al territorio Vaēkərəta, interpretato come la regione del Gandhāra. Secondo le fonti letterarie le genti Gandhāri s’insediarono sulle rive del fiume Kabul fino alla sua confluenza con l’Indo.

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Essendo situata in un territorio particolarmente strategico, che ben si prestava ad attività di commercio, il Gandhāra fu anche un importante nodo di collegamento tra la Persia e l’Asia Centrale. Gandhāra fu annessa nel VI secolo a.C. alla Persia achemenide. Nelle celebri iscrizioni multilingue di Behistun, situate sull’omonimo monte nella provincia iraniana di Kermanshah, troviamo una menzione alla regione del Gandhāra chiamata qui Parapamisadae (Παροπαμισάδες) o, in persiano antico, Parupraesanna che significa letteralmente “oltre l’Hindu Kush”. Si trattava dunque di una satrapia dell’Impero persiano che comprendeva anche altri distretti come Udyana, Buner e Sattagydia.
Fu così che la regione Gandhāra entrò a far parte del grande impero Maurya tra il IV e il III secolo a.C. Questo fu, inoltre, un territorio centrale per la diffusione del buddhismo nell’Asia centrale e orientale che si distinse per la produzione di iconografia buddhista.
Mi chiamo Davide Cava e sono uno studente di Hindī e Sanscrito presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Sono appassionato di letteratura, musica e meditazione, suono l’harmonium e mi diletto nel canto. La mia tesi di laurea triennale si concentra su Jayshankar Prasad, figura illustre della letteratura Hindī di inizio ‘900.