Quadro con danzatrici, musicisti e spettatori messi in cerchio

Storia culturale e linguistica delle diaspore Indiane nel XIX secolo.

Anche nella storia indiana, come in quella di altri popoli, si ripetono e si presentano eventi collettivi, conseguenza di forti cambiamenti sociali, ambientali, economici e politici. Questa è anche la storia dei migranti che hanno portato oltre il continente asiatico la propria cultura, preservandone fino ad oggi il valore e i connotati.  

I Girmitiya o Jahaji erano lavoratori a contratto, reclutati dalla British India e trasportati nelle isole Fiji, Mauritius, Sudafrica, isole di Trinidad e Tobago nei caraibi e Suriname. Essi venivano impiegati come braccianti nei campi.

La parola “girmit” rappresenta la pronuncia indiana della parola “agreement”-accordo- un accordo di lavoro che veniva stipulato fra il governo britannico e i lavoratori indiani.

Tale accordo specificava la durata del lavoro nelle terre verso le quali avrebbero migrato, le rispettive condizioni di lavoro e il conseguente ritorno nel British Raj.

La parola Jahaji, invece, si riferisce alla nave con la quale venivano trasportati in terre straniere e può tradursi come “uomo della nave” o “persone che vanno tramite nave”.

La storia ci insegna che nonostante l’abolizione della schiavitù fosse stata approvata nel 1834, il sistema schiavista restò praticamente immutato all’interno dell’impero britannico e la British rule continuò ad imporre nuove forme di schiavismo e trasferimento di numerosi gruppi locali da una zona coloniale ad un’altra. Di fatto tra il 1834 e il 1917 circa un milione e mezzo di indiani vennero trasportati verso diverse colonie del globo per lavorare nelle piantagioni.

Sebbene il contratto avesse una durata di cinque anni, il sistema con il quale venivano introdotti e sfruttati nelle nuove terre persisteva nell’essere fondato sull’inganno e la coercizione.

In India il reclutamento avveniva all’interno dei distretti maggiori nelle United Provinces e nel Bihar poiché a quel tempo gli abitanti di tali regioni erano reduci di catastrofi come carestie e inondazioni.

Nel 1903 il reclutamento venne esteso anche all’India meridionale. Lo sfruttamento della manodopera nel subcontinente venne fermata solo nel 1919 a seguito di numerosi reclami e pressioni da parte dell’India.

Il fenomeno della diaspora indiana in America centrale, America meridionale, Oceania e Africa è stato complesso ed eterogeneo, ciò determinando il formarsi di una grande variante di lingue e dialetti utilizzati come lingua franca.

Soprattutto in America centrale, nelle isole caraibiche e in Suriname, nacquero varianti di Hindustani, Hindi, Bhojpuri e molti indiani appresero e riadattarono lingue creole derivate dall’inglese, il francese e l’olandese.

Il Caribbean Hindustani ad esempio, si basa principalmente su Awadhi e Bhojpuri, è parlato come volgare dagli indo-caraibici, tendenzialmente il tipo di scrittura è influenzato dalla religione di appartenenza per cui un hindu utilizzerà l’alfabeto devanagari mentre un musulmano l’alfabeto Nastaliq. L’Hindustani Caraibico, a differenza dell’hindustani parlato in India non presenta elementi strettamente legati al dialetto khariboli ed è in questo che si differenzia da Hindi e Urdu standard.

Trinidad e Tobago

In Trinidad e Tobago la variante linguistica viene riconosciuta con i nomi trinidadian hindustani, plantation hindustani o Gaon ki bolee (lingua del villaggio). Nel 1935 entrarono in circolazione film indiani, guardati dalla popolazione di Trinidad. Molti film erano in dialetto Hindustani standard, una miscela di hindi e urdu, per questo la lingua del posto venne leggermente modificata introducendo frasi standard di Hindi e Urdu al vocabolario della hindustani parlata in Trinidad.

Oggi la frequente miscela linguistica abbinata ad un più frequente uso della lingua inglese ha portato gli abitanti a parlare una variante d’inglese con forti connotati hindi.

Trinidad and Tobago Bhojpuri

Repubblica cooperativa di Guyana

In Guyana la lingua viene definita hindustani del Guyana ma pone in realtà le proprie radici nel Bhojpuri, parlato dalle generazioni più vecchie. Popolarmente questa variante è conosciuta con il nome Aili Gaili. Gli indiani raggiunsero questa terra nel 1838 appena qualche anno dopo il passaggio di questi territori sotto la corona britannica.

Suriname

Il Suriname, paese di dimensioni modeste, subiva il dominio Olandese. La forza lavoro indiana arrivò lì nel 1873 tramite un accordo stipulato tra British Raj e governo olandese. Anche qui purtroppo si ebbe uno sfruttamento di tipo schiavista.

Le condizioni del lavoro migliorarono solo un decennio più tardi. Cento anni dopo, l’indipendenza surinamese causò un nuovo spostamento di buona parte della popolazione indiana verso l’Olanda. Di questo caso la particolarità è quella linguistica: la comunità infatti, oltre la conoscenza della lingua olandese e inglese, utilizza la Sarnami Hindustani, una variante della Hindustani Caraibica, sviluppatasi nel distretto di Nickerie e la lingua creola Sranan Tongo.  

Sarnami Hindustani art 1

Isole Fiji

I Girmitiya non persero mai il legame con la terra natia nonostante lo scopo di una così lunga permanenza fosse proprio quello di recidere i legami culturali.

Dopo il 1919, dalla diaspora nacque una nuova subcultura, i cui componenti parlavano lingue come avadhi e bhojpuri producendo una lingua ibrida, utilizzata come lingua franca, chiamata Fiji Hindi.

A seguito dell’indipendenza delle Fiji-nel 1965- gli anni 70 segnarono un punto di svolta per la comunità: in un parlamento di cinquantadue parlamentari, ventidue posti vennero garantiti ad indo-fijiani. Con il passare del tempo gli indo-fijiani ottennero la maggioranza in parlamento anche se socialmente si sono scontrati spesso con periodi di estrema marginalizzazione che persiste ancora oggi e diversi oppositori.

Fiji Hindi art.1

 Sudafrica

Il ruolo della popolazione indiana in Sudafrica non è stato lineare e preciso nel corso degli eventi: a metà tra lavoro nei campi e apertura a rapporti commerciali, il legame tra i due paesi ha subito in maniera persistente il vaglio della dominazione britannica.

La comunità ha comunque subito gli eventi storici del paese per almeno due secoli e in particolare il maggiormente noto governo di apartheid. Gli indiani abitanti nel KwaZulu-Natal vennero eradicati dalle proprie comunità e trasferiti a 20-30 chilometri verso borgate per soli indiani.

Tra di loro molti divennero attivisti nei movimenti di liberazione, il più conosciuto oggi è il governatore Ahmed Kathrada, di famiglia Gujarati, che si schierò contro il “Ghetto act” utilizzato per limitare la vita politica e le condizioni di vita degli asiatici presenti in Sudafrica.

Kathrada venne eletto membro del parlamento nel 1994 e consigliere politico dell’allora presidente Mandela.  Ancora oggi l’eredità di tradizioni e i costumi viene rispettata, sopravvissuta al tempo. La città con più residenti di origine indiana è attualmente Durban in KwaZulu-Natal.

Oggi questi luoghi sono stati trasformati dal tempo, possono affascinare ed incuriosire per la complessità e la stravaganza dei costumi nati dalla mescolanza di diverse tradizioni.

+ posts

Namastè! Mi chiamo Valentina Savino e sono studentessa laureanda in Lingue e culture orientali e africane presso l'università "L'orientale" di Napoli. Studio attualmente le lingue hindi e urdu che sono per me le principali porte d'accesso alla cultura e alla società del subcontinente.