La porta d’ingresso dell’Himalaya

Rishikesh, conosciuta anche come “La porta d’ingresso dell’Himalaya” è letteralmente una città gioiello, incastonata tra le montagne dell’Himalaya , divisa in due dal fiume Gange, sulle cui sponde i fedeli eseguono le loro abluzioni rituali.

L’etimologia del nome Rishikesh ha varie interpretazioni, come “Signore dei Sensi“, da Hirshik (sensi) e Ish (signore), ma anche da Rishi, che significa “veggente”, ed era il nome attribuito ai monaci che vivevano in caverne sulle colline circostanti, considerati uomini santi che avevano ricevuto la rivelazione dei Veda (sacre scritture indù).

Benedetta da Vishnu e bagnata dalle acque del fiume Gange, è una celebre meta di pellegrinaggio ed è considerata uno dei luoghi più sacri per gli indù. Fedeli di ogni casta hanno visitato Rishikesh fin dall’antichità per meditare alla ricerca di una conoscenza superiore e ancora oggi migliaia di persone vengono in questa città, inesorabilmente attratti dal suo fascino.

Rishikesh

Rishikesh non è solo luogo di pellegrinaggio, ma anche una meta turistica internazionale, dedicata allo Yoga, alla ricerca di sè ed anche punto di partenza per percorsi di trekking, escursionismo sulle montagne himalayane e sport acquatici.

A Rishikesh si scopre un’altra India. Qui il traffico e la confusione sono solo un ricordo, l’aria è pulita, la natura dirompente ed anche il Gange, in questa parte iniziale, è limpido e libero dai rifiuti, che invece lo deturpano più a valle.

All’alba ed al tramonto, viene celebrato il Ganga Aarti, un rituale di luci e suoni, con sacerdoti che fanno roteare lanterne infuocate, mentre recitano preghiere e mantra. È un evento molto suggestivo e coinvolgente, anche per chi non è credente.

Ganga Aarti

Le origini secondo la mitologia Indù

Le origini della città hanno diverse versioni nella mitologia indù: quella raccontata nel Ramayana, narra che Lord Rama fu condannato a fare penitenza in questo luogo dopo aver ucciso Ravana, il dio demone di Lanka; mentre suo fratello Lakshman attraverò il fiume Gange in un punto in cui ancora oggi si può vedere il “ponte Lakshman“, una volta di corda di iuta, sostituito nel 1889 da un ponte sospeso con funi di ferro.

Un’altra leggenda la riconduce alla penitenza che il famoso santo Raibhya Rishi eseguì sulle rive del Gange; a costui il dio Vishnu apparve in forma di Hrishikesh per ricompensarlo e da questo avvenimento la città prese il nome.

Ponte Lakshman

La fama di Rishikesh

Rishikesh divenne un noto luogo di pellegrinaggio religioso solo dopo la visita di Adi Shankaracharya nel IX secolo d.C. che fu uno dei famosi leader religiosi dei tempi moderni.

Nel 1968 i Beatles visitarono Rishikesh. I quattro componenti del gruppo vi si recarono per frequentare un corso di meditazione trascendentale presso l’ashram indiano dello yogi Maharishi Mahesh. L’evento ebbe enorme risonanza sui media e fu uno degli eventi chiave che diedero ulteriore slancio al forte interesse per le dottrine orientali, in particolare indiane, che caratterizzò la cultura popolare occidentale, specie giovanile, di quegli anni. Durante il loro soggiorno all’ashram i Beatles scrissero molte canzoni che sarebbero state in seguito pubblicate negli album The Beatles, Abbey Road e Let It Be.

Oggi, Rishikesh è conosciuta come la “capitale mondiale dello yoga”. È sede di centinaia di ashram di fama internazionale, tra cui l’Ashram Sivananda della Divine Light Society e migliaia di corsi di meditazione, yoga, illuminazione e spiritualità.

Per il suo profondo significato religioso, a Rishikesh i precetti indù sono strettamente osservati, molto più che in altre città, e sono infatti vietati per legge sia il cibo non vegetariano che l’alcool. Anche ai turisti è naturalmente richiesto di rispettare tali leggi e, conseguentemente, la cultura del posto. Ogni anno la città ospita l’International Yoga Festival, che si celebra durante la prima settimana di marzo dal 1989.

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Mi chiamo Selene Sara Molica e sono laureata in lingue e culture Orientali e Africane, presso l’Università Orientale di Napoli. Durante il mio percorso universitario mi sono dedicata all'apprendimento delle lingue Hindi e Cinese, concentrandomi in particolar modo sull'approfondimento della cultura, delle religioni e della filosofia indiana e della letteratura Sanscrita. Attualmente ricopro il ruolo di coordinatrice presso l'associazione Sakshi e la ONLUS Glocal Cities.