Un emozionante viaggio in prima persona tra fiori, rituali, profumi e ricordi
Le grida gioiose sulle note di Ganpati bappa morya, Mangal murti morya mi riportano subito alla mia infanzia. La casa di mio nonno a Bombay colma di gente, i profumi di rosa, gelsomino, calendula con una nota delicata di sandalo che soffiava nell’aria, si miscelavano perfettamente con l’entusiasmo di ognuno di noi per quell’evento tanto importante. Era un giorno speciale e mio nonno non lo lasciava dimenticare a nessuno.
Tutta la settimana marciava per casa come un comandante urlando ordini a tutti quelli che gli giravano intorno, i quali eseguivano ogni sua richiesta. La casa non era mai abbastanza pulita, le verdure mai abbastanza fresche e servivano sempre più fiori. Tutto doveva essere perfetto.
Venendo da una famiglia di bramini ortodossi, ogni festa indù aveva riti e rituali da seguire, ma Ganesh Chaturthi era una festa a parte. Ognuno si impegnava con tanto entusiasmo e dedizione e c’erano elenchi precisi di cose da comprare. Non potevamo far mancare niente al nostro dio preferito, il dio dalla testa di elefante!
La lista della spesa è sempre stata affascinante per me: una miriade di fiori tra cui calendula, astri gialli, foglie dell’albero di mango, gelsomino in abbondanza, un ramoscello dell’albero di Ketaki, rose a gambo lungo, covoni di grano, noci di cocco, una grande quantità di Basilico santo (ocimum sanctum), steli di canna da zucchero, pompelmo rosa, e ancora molti altri…
Il quarto giorno dell’ottavo mese di Bhadrapada secondo il calendario lunisolare indù è il giorno di Ganesh Chaturthi, il compleanno del dio Ganesha. I preparativi iniziavano all’alba: i fiori venivano intrecciati da mia nonna in bellissime ghirlande. Le ghirlande di calendula e foglie di mango erano appese ad ogni entrata, in segno di felicità e benvenuto (è un’usanza che ricorre in ogni festività).


Si iniziava a cucinare presto, poiché il pranzo doveva essere servito ad un orario preciso. Centinaia di diya, delle lampade composte di di argento, con uno stoppino di cotone immerso in ghee, venivano tenute accese tutto il giorno insieme a tantissime stecche di incenso. La corteccia di sandalo veniva lavorata continuamente per produrre grandi quantità di pasta di sandalo per le pooja (adorazione).

Le grandi conchiglie e gli strumenti a percussione suonati durante la Aarti (l’offerta del fuoco: su un vassoio di metallo, cosparso di fiori, viene posta una diya, riempita con ghee, e in alcuni casi con la canfora, la quale arde senza lasciare residui) creavano un’atmosfera che ti trasportava in un’altra dimensione.
Tra i tanti rituali, quello più importante è il Prana Prathista, che dona vita all’idolo. Al termine di questo rituale, Bappa (il nostro dio elefante) diventa uno di noi. Cuciniamo per lui le prelibatezze più pregiate, gli facciamo il bagno, lo trattiamo come un ospite importante, conversiamo a lungo con lui. Il tutto è però eseguito con una certa fretta in quanto, trascorsi i 10 giorni di festa, la famiglia deve dire addio al Signore attraverso la Visarjan Pooja, il rituale attraverso il quale l’idolo riceve un grande saluto.

Dicono che tutte le cose belle abbiano una fine, e a casa di mio nonno la visita di Bappa durava sempre troppo poco. Dopo la Visarjan Pooja, con un piccolo corteo, andavamo a riporre l’argilla dove era stata originariamente prelevata: il mare. L’idolo doveva infatti essere immerso fino al suo totale scioglimento. La persona che teneva l’idolo di argilla sul fondale, tornava con in mano un sedile di legno vuoto. Perciò, con gli occhi umidi e i cuori pesanti, salutavamo Bappa, promettendogli di rivederlo trascorso esattamente un anno.
Oltre a tutti i rituali, io penso che la Ganesh Chaturthi mostri il potere della fede, una fede in grado di trasformare una statuetta di argilla in un dio per qualche giorno. Mentre le religioni predicano di essere buoni, devoti, fare del bene agli altri, compiere buone azioni, la Chaturthi fa emergere da sola la bontà nelle persone, anche in quelle cattive, senza la necessità di imporlo. Bappa (zio/padre in konkani/marathi) non è un dio che cerca adorazione, ma comprende tutto ciò che c’è di buono e rappresenta il buon auspicio. Un’energia in grado di ascoltare, una forza che risolve i problemi ed una spalla sulla quale piangere quando tutto si rivela inutile. Tutto ciò gira intorno al miracolo della fede.
Mesi dopo la Chaturthi sentivo storie di desideri esauditi, pericoli evitati e successi ottenuti grazie al paziente aiuto di Bappa. Bappa, tutto appartiene alla tua grandezza e alla tua benevolenza…