Ecco riportata la traduzione del primo capitolo di Jaya: An illustrated reading of the Mahabharata, di Devdutt Pattanaik. Il libro racconta il Mahabharata con una raccolta di storie poco conosciute che precedono il Mahabharata e raccontano da dove è iniziato tutto.
Quando un uomo muore può andare in paradiso. Se nel corso della vita ha guadagnato abbastanza meriti avrà libero accesso nel regno dei Deva (gli dèi) sopra le nuvole, chiamato Amaravati dai Deva, Swarga dagli uomini.
In paradiso non esistono dolore e sofferenza, tutti i sogni si realizzano e tutti i desideri si esaudiscono. Per garantire questa condizione di pace e di gioia, i Deva devono regolarmente battersi contro i loro eterni nemici, gli Asura (i demoni), che vivono sottoterra. Le loro lotte sono infinite, e l’alternarsi di vittorie e sconfitte assicura il ritmico ciclo delle stagioni. La loro vittoria dipende dal potere dei sacrifici (yajña), eseguiti da Brihaspati, dio del pianeta Giove, affiancato dalla moglie Tara, la dea delle stelle, la cui presenza è fondamentale per la buona riuscita del rito.
Tara però si era stancata del marito, più interessato ai sacrifici che a lei, e un giorno lasciò il suo fianco e fuggì con Chandra, il dio della Luna, di cui si era innamorata.
Brihaspati allora si rivolse a Indra, il re dei Deva, e lo pregò di riportargli Tara, se voleva che il sacrificio avesse successo.
I Deva erano indecisi sul da farsi. Costringere Tara a tornare dal marito, che la vedeva solo come uno strumento, o permetterle di restare con il suo amante, che la faceva sentire viva? Alla fine si decise che il sacrificio dei Deva era più importante della felicità di Tara. Senza il sacrificio, infatti, i Deva non potevano irrorare la luce e la pioggia sulla terra, lasciandola in preda alle tenebre e alla siccità. Tara doveva tornare a Brihaspati. Indra aveva deciso.
E così Tara tornò. Era incinta. Chandra e Brihaspati rivendicavano la paternità. Tara rimaneva in silenzio, e si rifiutava con ostinazione di rivelare l’identità del padre, quando a un tratto il nascituro gridò: “Dimmi, mamma, di quale seme sono io il frutto? Merito di saperlo.”
Tutti i presenti furono presi da stupore, e dichiararono che questo bambino sarebbe stato il signore di Buddhi, l’intelletto, quella facoltà della mente che permette di distinguere la verità dalla menzogna e da la libertà di scegliere. Si sarebbe chiamato Budh1.
Sentendo questo, Brihaspati perse il controllo sulla sua indole spassionata e si scagliò con rabbia: “Possa questo figlio d’amore illegittimo essere di genere neutro, né maschio né femmina”.
Udita questa crudele maledizione, gli dei inorridirono, e Indra, in qualità di re, disse: «Il bambino che hai così sprezzantemente maledetto, Brihaspati, d’ora in poi sarà conosciuto come tuo figlio, non come figlio di Chandra. Non importa chi ha seminato il seme nel campo; ciò che conta di più è chi è il padrone del campo. Come legittimo marito di Tara, tu sei il padrone, il padre di tutti i suoi figli, quelli nati dopo il matrimonio o prima, da te o da chiunque altro.’
Così avvenne che Tara diede alla luce Budh, signore del pianeta Mercurio, un essere liminale e proteiforme, né maschio né femmina. Biologicamente, discendeva dall’emotivo Chandra ma, secondo il decreto di Indra, è cresciuto nella casa del logico Brihaspati.
Muthuswami Dikshitar, il decano della musica carnatica del XVIII secolo, nella sua kriti dedicata ai Nava-graha, i nove corpi celesti dell’astrologia, si riferisce a Mercurio come neutro. In molte immagini di Nava-grahas, Budh a volte è rappresentato come maschio e altre come femmina, suggerendo così la sua natura mutevole. Nelle raffigurazioni, Budh cavalca uno Yali, una creatura mitica che ha la testa di un elefante ma il corpo di un leone, un ricordo della sua natura liminale.
Da quel giorno la legge ebbe la precedenza sui fenomeni naturali in cielo e in terra: la paternità era definita dal matrimonio. Per questo il bisnonno di Janamejaya, Arjuna (uno dei 5 fratelli re nel Mahabharata) sarebbe stato chiamato figlio di Pandu anche se Pandu era incapace di generare figli.
Altri titoli dell’autore tradotti in lingua italiana sono: Yoga e Mito: Origine e storia di 64 asana; Side by side. Carisma e saggezza orientale per avere successo; Carisma. I segreti per lasciare il segno; Business sutra. Il pensiero indiano entra in azienda.
*1 Nella astrologia vedica il pianeta mercurio e personificato come budh e brihaspati -il saggio guru dei dei come giove. Tāra, la consorte di brihaspati, invece è il nome della dea delle stelle.