
Fonte: wikipedia
Indra (devanagari: इन्द्र) è una divinità indiana dell’antica mitologia vedica. Risiede nel cielo e nell’atmosfera: regola il tempo e somministra la pioggia; la sua arma è il fulmine e la sua voce il tuono. Nel corso dei secoli la sua figura divina ha progressivamente perso importanza fino a diventare una sorta di divinità minore.
Il nome Indra vuol dire “Signore”: è la divinità vedica che detiene il potere temporale ed è una divinità guerriera. Indra è amante delle donne, è nobilmente iracondo ed è solito ubriacarsi prima delle battaglie. Dopo le sue bevute spesso diventa violento e distrugge qualsiasi cosa; nonostante ciò è considerato una divinità saggia e detentrice di connotati positivi: valore, forza e coraggio.
Insieme a Agni e Soma, Indra è la più nota divinità del pantheon vedico ma a decretare il suo primato sono i numerosissimi inni a lui dedicati nel Rigveda (circa 250).
Di Indra ora proclamo le prodezze, quelle che l’armato di fulmine ha compiuto per prime. Ha fatto scorrere le acque. Ha trapassato il ventre delle montagne.
Rigveda I, 32
Indra è associato per molti aspetti a Dyauspitr (“Padre del Cielo”, ovvero Zeus) della cultura indoeuropea menzionato vagamente nel Rigveda, specialmente per i suoi poteri legati al tuono e per essere il padre degli dei. Come Zeus, anche Indra ha un atteggiamento giocherellone e malizioso, che sfocia nella tendenza a sedurre e conquistare molte donne. Ebbe inoltre un ruolo di cruciale importanza durante un periodo di pericolo mondiale (Kuiper, 1983) e nel periodo di difficoltà degli Indoari con i loro nemici.
La sua figura è gigantesca, ha la barba e i capelli sono avvolti in un turbante, e marcia in battaglia su un carro trainato da due cavalli sauri brandendo in mano il vajra (“fulmine” o “diamante”), arma che simboleggia la folgore, oppure la rete d’Indra, simbolo del mago e dell’illusionista. Questa divinità è un grande bevitore di soma, bevanda tipica del sacrificio vedico, che assume in grandi quantità prima dei combattimenti.

Fonte: ancient.eu
L’origine di Indra è tutt’ora sconosciuta. Non si sa infatti se nasce come dio del tempo o come divinità solare. Nei Veda più tardi e’ descritto come figlio di Dyaus Pita e Prthivi. Sua moglie è Indrani e suoi figli sono Jayanta, Midhusa, Nilambara, Rbhus e Rsabha.
Indra è il re (rājan) della generazione degli dei di oggi, i devas, così come Zeus lo è degli dei dell’Olimpo, ma ha caratteristiche di truffatori ed eroi, come l’eroe greco Eracle. Indra mostra infatti un’enorme forza fisica così come una tendenza al raggiro, ma come l’eroe greco Atlas, è anche un demiurgo che ha sollevato il cielo e ha liberato la luce del sole dalla sua caverna. Il mito è molto simile a quello di Eracle. È inoltre un abile sterminatore di draghi e controlla le acque e la pioggia.
Troviamo anche influenze dalla cultura centro-asiatica, in cui l’eroe grandioso (spesso raffigurato con la testa d’aquila) sconfigge lo squamato demone dall’aspetto umanoide (Avest. Apaoša) che porta con sé un recipiente pieno d’acqua (Witzel, 2004). Questo mito richiama sia la tradizione avestica che quella vedica.
È anche chiamato Vritrahan, in sanscrito “L’uccisore di Vritra”. Vritra era un demone malvagio in forma di immenso serpente, che impediva alle acque dei fiumi, dei torrenti e anche a quelle dei cieli di scorrere liberamente. Indralo uccise e liberò i corsi d’acqua, che riportarono la vita sulla terra. Indra rappresenta l’ordine cosmico che sconfigge il disordine universale configurato da Vritra. Questo atto eroico lo rende anche il prototipo del guerriero protettore degli Arii.
Il mito di Indra, riflette altresì l’evento delle piogge monsoniche che pone fine ai periodi di siccità. Indra, nell’antica fase vedica dell’Induismo, occupava il primo posto, accanto a Mitra e Varuna nel pantheon degli dei; in seguito la sua importanza era destinata a diminuire rispetto agli dei emergenti Vishnu e Shiva.
Diventa con il passare del tempo un semplice suddito di Vishnu e, conosciuti la paura e il desiderio, rischiò addirittura di perdere l’immortalità. I suoi difetti principali, secondo i Purana, sono l’indulgenza verso i propri appetiti sensuali e l’abuso di una bevanda divina allucinogena, il soma. Alcune leggende antiche narrano che Indra governava Svarga, una zona del paradiso indiano che divideva con la sua sposa Indrani; da qui talvolta inviava alcune apsara, ninfe paradisiache, a danzare seducentemente dinanzi a chi riteneva troppo ascetico.
Nell’arte hindu, Indra è raffigurato nei colori oro o rossiccio, scortato da numerosi servitori divini e, talvolta, dal suo cane, Sarma. Spesso monta il suo elefante celeste Airavata o un cavallo bianco; raffigurato frequentemente con quattro braccia, con una mano regge una saetta (la sua arma), con un’altra maneggia una lancia; con la terza regge una faretra; con la quarta reca una rete di illusioni e un uncino, per ingannare e sorprendere i nemici. L’arco di Indra è l’arcobaleno. Esistono di questa divinità altre convenzioni iconografiche, come quella che mostra Indra col corpo ricoperto di numerosissimi occhi ed in questo caso viene chiamato Sahasraksha.