L’incontro tra Papa Francesco e Narendra Modi, il Presidente del Consiglio Indiano, è stato confermato dal Vaticano per Sabato 30 Ottobre e sarà il primo incontro tra un pontefice e un premier Indiano dopo Atal Bihari Vajpayee, che incontrò San Giovanni Paolo II nel 2000.
L’incontro potrebbe sembrare una mera cortesia diplomatica, in quanto lo scenario di fondo risulta teso da entrambi i fronti: Da un lato vi è infatti il Vaticano, che vede l’opposizione Indiana del partito di Modi, il BJP, all’opera di fare proselitismo come repressione delle minoranze, specialmente dei Dalit delle basse caste. – La recente morte di Stan Swamy, un prete attivista gesuita anziano, ha davvero turbato gli animi. Dall’altro lato, il partito indù, che ha sempre criticato l’operato della chiesa in India.

Secondo alcuni schieramenti dell’estrema destra indù, sarà davvero difficile che l’incontro tra Modi e il Pontefice avrà esiti costruttivi e soprattutto diffidano che possa terminare con un invito in India per Papa Francesco, che tra l’altro sembrerebbe voluto e gradito dal pontefice stesso.
L’incontro di sabato tra il capo mondiale dei cattolici e il capo della più popolosa democrazia mondiale, forse sarà il più significativo di questi giorni di G20.
Sia Papa Francesco che Narendra Modi sono uomini dalle origini umili e che nel corso delle loro vite hanno toccato con mano e assistito a tantissima sofferenza.
Entrambi, a loro modo, grazie alla loro influenza provano a divulgare il bene e a proteggere i più deboli: Modi con la sua antica filosofia indiana “vasudhaiva kutumbakam”, secondo cui tutto il mondo è una famiglia e Papa Francesco con “Miserando Atque Eligendo”.
Considerato questo, i loro punti di vista non sembrano poi così distanti.
Il papa più di una volta, si è dimostrato un leader spirituale dell’umanità. Modi è invece leader di un paese di 1,3 miliardi di persone, un mescolio millenario di diverse religioni con una maggioranza indù-variegata, jaina, sikh e musulmani formati da varie sette, dagli Scia agli Ismaili, numericamente talmente tanti da rendere l’India il terzo paese islamico al mondo.
Il Cristianesimo arrivò in India molto presto grazie a San Tommaso e la diffusione del cattolicesimo avvenne durante il colonialismo portoghese, che lasciò qualche trauma nel medioevo.
Oggi l’India è la casa di quasi 30 milioni di cristiani, della quale il 60% cattolici. In più, essendo l’unica democrazia laica in Asia meridionale, è una base di supporto per la comunità intera.
La chiesa cattolica in India è un vero e proprio pilastro sociale con scuole, università e ospedali tra i più importanti del paese. Inoltre sia la chiesa cattolica che Modi si impegnano a dare assistenza ai più deboli e vulnerabili e a migliorare lo stile di vita di tutti indistintamente: cattolici, indù, musulmani e buddisti.
L’India ospita anche l’altra santità, il Dalai Lama, adesso in esilio.
Il vero nodo cruciale di cui il Papa e Modi dovranno discutere, sarà il delicato rapporto della Cina con la chiesa e dell’aggressione cinese, che sta mettendo l’India e il mondo intero in pericolo.
L’incontro di sabato auspica l’inizio di una nuova era spirituale e politica tra due potenze che cercano di mantenere la pace tra i nuovi schieramenti geopolitici mondiali. Dopo l’abbandono dell’Afghanistan da parte dell’Occidente, il Pontefice potrebbe appoggiare Modi e il suo obiettivo di mantenere il bilancio tra Cina, Pakistan e India (che conta 1/3 del mondo e rappresenta tutte le religioni).
Si spera che la chiesa di Papa Francesco e la “famiglia mondiale” di Modi, si uniscono per un bene comune più grande: la pace dell’intera umanità.