Negli ultimi anni i social media hanno giocato un ruolo cruciale per l’affermazione e l’emancipazione delle comunità LGBTQ in India, esaltando la figura di attivisti, scrittori, fotografi e artisti che hanno utilizzato la propria arte come un mezzo fondamentale per portare avanti le proprie battaglie.
Tutta la cultura hindu è pervasa dal dialogo costante tra principio maschile e femminile anche all’interno dello stesso individuo.
La mescolanza di caratteri sintetizzata dall’indeterminatezza sessuale di alcune divinità come Ardhanārīśvara si riflette, non solo concettualmente, sui riti e le arti, così come sulla vita quotidiana.
L’ingresso delle categorie discriminate indiane all’interno dell’arte, ha fatto irrompere sulle tele e sui fogli da disegno, sui marmi, nelle fotografie e nelle performances, lo spessore e la complessità della vita contemporanea indiana.

In questo scenario spicca la figura del giovane Patruni Chidananda Sastry, 25 anni, residente a Hyderabad, ballerino classico, attivista espressionista ed esponente artistico. Ha iniziato gli studi di danza classica in tenera età e a soli sette anni, si esibì nella sua prima performance caratterizzata da uno stile unico e rivoluzionario chiamato “espressionismo”, con lo scopo di sensibilizzare la società. L’arte diviene quindi per Sastry un mezzo per creare consapevolezza sul genere e sulla sessualità.
In un’intervista esclusiva con “The Better India” ricaviamo nozioni fondamentali su quello che rappresenta il suo pensiero artistico. Racconta di come la danza sia un ottimo strumento per insegnare qualsiasi cosa: “L’educazione sessuale, ad esempio, è un argomento che le scuole sono state incaricate di insegnare. Tuttavia, l’argomento viene spesso censurato a causa del disagio dato da una società soggetta ancora a troppi tabù. Non potremmo risolvere il problema, se lo insegnassimo attraverso la danza?” lui chiede.
Sastry è convinto che la danza possa rappresentare praticamente qualsiasi cosa: dagli studi di genere alla scienza dei dati. L’incontro al college con un compagno appartenente alla comunità Lgbtq lo introduce in quel mondo, che decide di rappresentare ancora una volta con l’unico mezzo a sua disposizione: la danza.
“Mi viene spesso chiesto quale sia il mio orientamento sessuale, dato che il numero di ballerini classici maschi in India rimane molto basso”, dice. Inoltre, aggiunge: “Come artista, sono sempre curioso di vedere come l’altro genere reagirà a una situazione particolare; e quindi, mi classifico come fluido di genere. Non appena lo dico, vedo le persone davanti a me trarre le loro conclusioni al riguardo.” Le cose stanno cambiando, ma la strada per la piena accettazione dei diversi orientamenti sessuali è ancora distante da noi. Sastry afferma: “Il mio pubblico è sempre stato diviso in due. C’è una sezione che viene a frequentare i miei programmi, sapendo cosa faccio e rappresento. Tuttavia, c’è l’altra sezione che non è in grado di apprezzare e comprendere i punti che sollevo. Ci sono stati casi di contraccolpo, ma per me continuare quello che faccio è importante e continuerò con le mie esibizioni pubbliche”.
Tra le principali e soprattutto più emblematiche performance di Patruni Chidananda Sastry, vi è la rappresentazione del Dasha Mahavidya.

Nell’iconografia indù l’energia cosmica è simboleggiata da innumerevoli forme con innumerevoli nomi. Le divinità che rappresentano la Shakti sono tante quante i suoi aspetti, benevoli o terrificanti. Ella è infatti la splendida Lakshmi, consorte di Vishnu, signora della bellezza e della prosperità, è Durga, colei che è difficile da raggiungere, la potente guerriera, acerrima nemica dei demoni, è Parvati, colei che possiede i tre Parva (Sapienza, Volontà, Azione) madre universale e consorte di Shiva, è Kali, la dea nera, terrificante proiezione del tempo che grondante sangue divora tutto e distrugge.
Patruni Chidananda Sastry, decide di dare nuova vita alle dieci divinità del dasha Mahavidya, riadattandole alla società moderna per combattere le forti discriminazioni di genere ancora vigenti, e per mettere in luce non solo l’aspetto e l’idea di femminilità, ma anche quella di mascolinità presenti nel proprio corpo.

Il giovane artista andrà molto al di là dell’idea di sensualità, sessualità, colore, stigmatizzazione ed esposizione erotica delle forme femminili. E proprio questo è il motivo per cui ha deciso di interpretare queste divinità, provando ad allontanarsi il più possibile da ogni “catalogazione” di genere, portando gli spettatori ad un’interpretazione molto più profonda.
Sastry insomma, si fa portatore di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale!
La storia si costruisce a piccoli passi e abbiamo sempre più bisogno di persone come lui per poterla cambiare in meglio.
Mi chiamo Selene Sara Molica e sono laureata in lingue e culture Orientali e Africane, presso l’Università Orientale di Napoli. Durante il mio percorso universitario mi sono dedicata all'apprendimento delle lingue Hindi e Cinese, concentrandomi in particolar modo sull'approfondimento della cultura, delle religioni e della filosofia indiana e della letteratura Sanscrita. Attualmente ricopro il ruolo di coordinatrice presso l'associazione Sakshi e la ONLUS Glocal Cities.