“The Kashmir Files” divide l’India: trionfo di Bollywood o propaganda anti-musulmana?

“The Kashmir Files” divide l’India: trionfo di Bollywood o propaganda anti-musulmana? Successo al botteghino per  The Kashmir Files, uscito nelle sale l’11 marzo 2022, film drammatico in lingua hindi scritto e diretto da Vivek Agnihotri e basato sull’esodo dei Pandit del Kashmir durante l’insurrezione del Kashmir, descritta come un genocidio, con una trama immaginaria.

Il Primo Ministro Narendra Modi e il suo partito al governo, Bharatiya Janata Party (BJP), approvano e promuovono attivamente la pellicola, considerandola come una realistica e magistrale rappresentazione bollywoodiana di una tragedia storica, di uno dei capitoli più oscuri della storia indiana moderna: l’esodo di circa 100.000 hindū dalla valle del Kashmir a seguito di una rivolta nel 1990.

Sale piene ma polarizzazione degli spettatori: rappresentazione magistrale per i suoi sostenitori, incitazione all’odio anti-musulmano per i suoi oppositori, un pezzo di propaganda rozza e incendiaria con lo scopo di armare l’agenza nazionalista del BJP. Scene inquietanti catturate in video ampiamente condivisi sui social media verificatesi nei cinema di tutta l’India: cori islamofobi proclamati da spettatori hindū durante i titoli di coda alla fine della rappresentazione.

Aumento delle misure di sicurezza da parte delle forze dell’ordine in alcuni quartieri al momento dell’uscita del film. Singapore, Emirati Arabi Uniti e Qatar ne vietano la proiezione e assegnato un programma di protezione di massima sicurezza al regista Vivek Agnithori in seguito alle  minacce di morte ricevute in risposta al film.

Esodo di massa di miglialia di Pandit, fuggiti dalla valle del Kashmir a maggioranza musulmana tra gennaio e marzo del 1990, descritta dal film come un atto di genocidio, un termine, che i gruppi hindū di destra che difendono la causa dei Pandit, hanno usato a lungo per descrivere una fuga avvenuta da una terra sempre più devastata dalle insurrezioni separatiste che continuano ancora oggi.

<< Demonizzare i musulmani del Kashmir non aiuta i Pandit.  L’odio divide e uccide >>

Shashi Tharoor, politico dell’opposizione

Il BJP di Modi ha dato il suo peso a questa rappresentazione. << Il ritratto sfumato e la narrazione sensibile rendono piena giustizia alla difficile situazione dei Pandit del Kashmir >>, ha affermato il ministro Hardeep Singh Purisu Twitter. I parlamentari del BJP, le società affiliate e i college organizzano proiezioni private incoraggiando i dipendenti a prendersi un giorno libero per assistere al film, garantendo delle esenzioni sui normali costi del biglietto

La dottoressa Shakti Bhan Khanna, una ginecologa con sede a Nuova Delhi e Pandit del Kashmir, ha affermato che il film racconta il vero al 100%, per la sua esperienza di fuga dalla regione decenni fa; e mostra gli eventi esattamente così come sono accaduti. << A coloro che dicono che il film demonizza i musulmani del Kashmir, tutto quello che posso dire è che se qualcuno viene torturato, qualcuno sta torturando >>, ha detto. Altri, invece, hanno accusato il film di revisionismo, di inesattezze fattuali, di alimentare il sentimento anti-musulmano e di ignorare le complesse e variegate ragioni dietro l’esodo di massa.

Il critico cinematografico Rahul Desai ha descritto il film come uno “sbraitare revisionista fantasy privo di chiarezza, abilità e senso, in cui ogni musulmano era un nazista e ogni hindu un ebreo”. Era, ha detto, “propaganda che si sforzava solo di sintonizzarsi con l’umore nazionalista hindū della nazione “. Sentimenti simili sono stati condivisi dal politico dell’opposizione Jairam Ramesh su Twitter, che ha affermato che il film “distorce i fatti e distorce la storia per suscitare rabbia e promuovere la violenza. Alcuni film ispirano il cambiamento. Kashmir Files incita all’odio “, ha detto.

Mehru Jaffer, storica e autrice indiana, ha affermato di aver accolto con favore la discussione pubblica sul “periodo vergognoso” della storia del Kashmir che è stato l’esodo dei Pandit, ma ha espresso rammarico per il fatto che il film fosse politicizzato e non avesse cercato di ” fare da balsamo alle vecchie ferite suggerendo modi di stare insieme. Questo film non parla della tragedia subita dai Pandit, ma del nazionalismo hindū “, ha detto. ” È un film politicamente motivato che a lungo termine potrebbe danneggiare l’India più che sanare le linee di frattura che già esistono “.

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Athena Fedele, classe 1995 è insegnate di yoga integrale, ginnastica posturale e massaggiatrice per il massaggio sportivo decontratturante. Affetta da tre malattie croniche interdipendenti (fibromialgia, emicrania cronica e vulvodinia), lavora con i suoi utenti per la gestione del dolore cronico mettendo a disposizione le sue competenze e la sua esperienza di paziente e si batte mediante la sua attività lavorativa per la divulgazione ed il riconoscimento delle malattie croniche neuropatiche, soprattutto la vulvodinia. A Gennaio 2020 scrive un articolo a riguardo per The Medical Aphabet.
Laureanda in lingua e letteratura sanscrita presso L’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, studia contemporaneamente canto hindustani presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza e musicoterapia dinamica presso il Centro Studi Musica e Arte di Firenze. Durante il suo percorso accademico universitario e di conservatorio si dedica anche allo studio della lingua hindi.
Dal 2016 si occupa di poesia performativa. Ha partecipato a numerosi Poetry Slam in Italia sia su invito che di campionato; finalista nazionale 2018 e 2019 e finalista regionale 2019, guadagna un secondo posto nel 2019 e nel 2020 e un primo posto nel 2021 per i Poetry Slam su invito. Cantante e cantautrice, ha cantato come front-woman nella metalcore band italiana Led By Vajra dal 2015 al 2019 e attualmente sta lavorando a nuovi progetti musicali sia solisti che di gruppo prossimamente in uscita.