Oshodham a Pune in India

Il circo mediatico delle sette e dei nuovi culti nati in India 

La malleabilità delle pratiche meditative e l’elasticità con la quale vengono adattate ai bisogni quotidiani le rendono spesso oggetto di  profitto nel mercato libero e non solo, alle mille proposte di nuovi tipi di yoga e sempre diverse soluzioni per il benessere fisico e spirituale si sono affiancate anche nuove tendenze religiose, nuove concezioni filosofiche e sociali che non sono sfuggite all’interesse dei sociologi e non hanno evitato l’occhio onnipervasivo dei mass media che le ha strumentalizzate per creare processi mediatici.

Sicuramente tra i più famosi si ricorda l’intramontabile Osho Rajneesh conosciuto per i suoi insegnamenti e che negli anni settanta e ottanta, con il suo movimento sincretico, contribuì alla controcultura ed alimentò molti dei pensieri già presenti nel movimento New Age.

Un secondo caso, la cui popolarità è aumentata grazie alle piattaforme streaming, non può che accentuare il mistero che si cela dietro la strumentalizzazione di una cultura che ci sta molto a cuore: si tratta del caso Bikram Yoga, il quale fondatore, Bikram Choudhury ci è stato dipinto come una star e al contempo un mostro. Molti sono i casi delle sette nelle quali i leader o guru oltre ad un certo carisma, godono di caratteristiche controverse e sono accusati di diversi crimini. 

Il nostro oggetto d’indagine non riguarda la morale di questi individui ma come sono arrivati ad attirare così tanto l’attenzione. Certamente non manca l’interesse collettivo verso questi nuovi campi d’indagine perché nuove religioni e nuovi movimenti suscitano tanta curiosità e nello stesso momento tanto timore, bisogna inoltre sottolineare che la subcultura New Age che ha affascinato molti, gode di un alto grado di responsabilità quando si tratta di commercializzazione di nuove pratiche yogiche che seducevano le classi sociali più abbienti negli ultimi decenni del secolo precedente. 

Lo storico Jean-Francois Mayer ci informa, dal punto di vista sociologico, riguardo il riconoscimento di una setta e come queste arrivano ad accogliere sempre più seguaci. Prima di tutto è bene sottolineare che in questo caso il termine più adatto è l’inglese ‘cult’ che viene utilizzato in maniera neutra per indicare gruppi di formazione recente.

Questo termine è perfezionato su tre livelli di organizzazione:

1) Audience cult, in cui la persona è un semplice consumatore;

2) client cult, nel quale la clientela non diventa oggetto di reclutamento da parte dell’organizzazione;

3) cult movement, che rappresenta lo stato di formazione del gruppo e della soddisfazione interna dei bisogni spirituali.

Tali culti, quindi non si oppongono completamente al mondo, ma diventano il nucleo centrale di un complesso sistema che abbraccia parti delle società, modificandole e creando sette sempre nuove; ciò che Colin Campbell definì “cultic milieu”.  

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Namastè! Mi chiamo Valentina Savino e sono studentessa laureanda in Lingue e culture orientali e africane presso l'università "L'orientale" di Napoli. Studio attualmente le lingue hindi e urdu che sono per me le principali porte d'accesso alla cultura e alla società del subcontinente.