Dal bestseller del giornalista indiano Prayaag Akbar ad appassionante serie Netflix, disponibile sugli schermi dal 14 giugno 2019, Leila è un titolo che incuriosisce, degno di approfondimento.
Fin da subito siamo proiettati nel 2040, un domani scandito dal progresso di tecnologie assai più efficienti e al contempo da una regressione politica e sociale caratterizzata da un’India lesionata dal totalitarismo e dalla discriminazione. Il nuovo stato totalitario, chiamato Aryavarta, è abitato da cittadini laici e ben educati, la cui unica devozione è indirizzata al regime e al suo gran capo, una figura subdola di nome Mr. Joshi. In questo clima di degrado umano e ambientale, di discriminazione religiosa e sociale, quelle donne hindu che hanno commesso l’errore di amare un musulmano, vengono rinchiuse in un severo collegio per giungere alla purificazione ed essere pronte a servire il paese.

In questo terrificante collegio amministrato da “Guru Ma”, inizia e si sviluppa la storia della protagonista Shalini Choudary. Dietro il rapimento di sua figlia Leila, Shalini scorge un maligno progetto del governo autoritario, per cui i figli “mezzosangue”, frutto dell’unione tra hindu e musulmani, vengono venduti e acquistati da famiglie aderenti al regime. L’intento di Shalini di ritrovare la sua bambina è contornato, nel corso dei sei episodi, da una serie di inganni e vendette che risultano mai banali e sempre finemente strutturati.
Se da un lato il lavoro di Deepa Metha, regista e produttrice esecutiva della serie, ha raggiunto un alto numero di spettatori, dall’altro non si possono nascondere le critiche che la regista ha dovuto affrontare. Leila è stato accusato di essere un prodotto anti-hindu, centinaia di persone si sono mobilitate, hanno firmato petizioni per tentare di cancellare la serie, accusando Deepa Metha di aver innescato una Hindufobia.
Perché?
C’è una buona parte di spettatori che, ignorando la dicitura ogni riferimento è puramente casuale e con l’intento di salvaguardare la religione hindu da eventuali fraintendimenti, sostiene che Leila mostri dei lati oscuri, ma falsi, della cultura indiana.
In attesa della seconda stagione, rimaniamo affascinati da quanto questa serie tv si distacchi in maniera sostanziale dalle tipiche tematiche e trame bollywoodiane. E questo è solo uno dei tanti motivi per cui Leila è degna di un occhio ancor più attento e sensibile.